giovedì 1 agosto 2013

Grand Raid d'Havet - edizione 0


Uno dei momenti che ricorderò con più emozione di questa infinita traversata delle Prealpi Vicentine, è quando alla Contrada Chezzi (tra Posina e Laghi) Darietto ha inchiodato, mi ha abbracciato dicendo: "Ad ottobre di un anno fa, in questo punto ti ho chiesto se te la sentivi di fare il Grand Raid con me". Io ovviamente non ci avevo pensato su molto, 2 o 3 secondi e poi avevo accettato.

E' stata un'avventura costruita nel tempo, al contempo preparata ma improvvisata dato che nessuno dei due aveva idea di cosa significasse fare 110km con 9500mt di dislivello... o cosa comportasse fare 2 notti fuori senza fermarsi a dormire... Per Darietto la gara più lunga era la LUT di quest'anno (poco meno di 90km diurni), per me l'Ultrabericus, 65km di collinari.
L'abbiamo aspettata, provata, temuta, immaginata, fantasticata... e poi, quasi in sordina, è arrivata.
Questo Grand Raid è veramente una cosa da antieroi ed era per questo che ci piaceva tanto l'idea... Cioè: Kilian J. fa 80km con 5500D+ e noi 110km con 9500 mt di dislivello, KJ ha il percorso balisato e noi dobbiamo cercarcelo a tentoni nel buio, lui corre tra due ali di folla festanti e noi dobbiamo procedere silenziosi come ninja tra le contrade con il rischio che i cani ci rincorrano o i valligiani minaccino di spararci (successo), lui ha i ristori personalizzati e noi dobbiamo fare la fila al rifugio per ordinare un piatto di pasta... per tutti questi insulsi motivi questo Grand Raid ci piaceva molto. A tratti lo avevamo provato tutto, Darietto aveva redatto il roadbook, ci mancava solo un pezzo ma ci arrivo dopo.
Venerdì pomeriggio, dopo una festa di laurea ed un rapidissimo briefing con Pollo a Valdagno si parte alla volta di Piovene dove inizia il nostro Grand Raid, inizia solo perchè a un certo punto Darietto urla VIA, altrimenti eravamo ancora li a ciacolare.

Per motivi di tempo e spazio non posso fare la cronaca del percorso quindi procedo per sommi capi: al Colletto di Velo troviamo Lepre, SS e Bango che ci scortano fino al Colletto di Posina dove troviamo Paola, Cris e Manu che ci aspettano, non è assolutamente banale dire quanto piacere faccia trovare delle facce amiche che ti sostengono, incoraggiano in simili odissee. Lasciati gli amici inizia la vera e propria avventura, scendiamo a Posina e risaliamo per scollinare nella valle di Laghi, nelle contrade raggiungiamo i fortissimi e bravissimi concorrenti del Verona Running, si fa gruppo fino a Laghi e poi li lasciamo allungare verso la val Scarabozza.
Proprio in quello scaranto facciamo la cappella più colossale, risalendo la valle sbagliamo sentiero e siamo costretti ad una perigliosa deviazione per riportarci sulla retta via... **ck
Il resto della nostra notte fila tranquillo, arriviamo sul Monte Maggio all'alba e scendiamo al Passo della Borcola per la prima sosta, circa 30' con un microsonno da 10'.
Ripartiti prima delle 8 saliamo in apnea fino alla sorgente sotto Malga Costa, fa già caldissimo ma i panorami sono spettacolari, entrambi ci siamo muniti di racchette (rami di faggio raccolti a bordo sentiero) dato che ne eravamo sprovvisti.
Il Pasubio che si apriva davanti a noi è stata la parte che maggiormente mi ha messo in difficoltà, lungo più del previsto, un continuo sali scendi che alla lunga mi ha snervato, i tre cocuzzoli da salire Dente Austriaco, Dente Italiano e Cima Palon parevano una presa in giro... la stanchezza mi ha fatto fare pensieri irrispettosi nei confronti dei fatti bellici che hanno segnato in maniera così indelebile il Pasubio.




Anche la discesa verso Pian delle Fugazze è infinita, quando non riesci a correre (i piedi erano in avanzato stato di disfacimento) anche le strade più comode in discesa rischiano di diventare impegnative... ed i pensieri in quel tratto non erano molto ottimistici sulla riuscita della nostra impresa. Al Passo troviamo ancora Lepre che ci fa compagnia per il pranzo, veniamo anche raggiunti da Roberta, Paola, Federico e Paolo, i veronesi sono davanti, dietro non c'è più nessuno.
Intanto si rincorrono notizie sulla gara che manco a dirlo è stata vinta da KJ insieme a Luis Hernando.
Prevedendo dei tempi di percorrenza più lunghi degli altri compagni ci incamminiamo con qualche minuto di anticipo... e succede il miracolo, le gambe stanno bene, la testa ha ancora voglia di faticare, i piedi urlano e bestemmiano ma a questo punto sono in minoranza, arriviamo in fretta a Campogrosso dove troviamo Claudio e anche li la sosta è piacevole e prolungata.


La salita alle Creste del Fumante era proprio la parte che non avevamo provato del percorso, annunciata come esposta ma non estrema è stato senz'altro uno dei punti più "delicati": si comincia con un ripido ghiaione, il Giaron della Scala, credo più erto anche del Boale dei Fondi, in cima la vista è spettacolare, Cima Lovaraste, il Castello del Fumante, Prà degli Angeli, branchi di camosci che pascolano indisturbati a quelle altezze. Il sentiero delle Creste è effettivamente esposto e chi non ama il vuoto sotto di se non apprezzerà questa parte del Raid.


In nostro soccorso compare dal nulla un giovane escursionista che non solo conosceva il Grand Raid in quanto amico della Dolomica, ma ci ha anche aiutato, con preziose indicazioni, ad uscire da un sentiero che comunque non è segnalato benissimo.
Ormai comincia ad imbrunire quando arriviamo al Rifugio Fraccaroli, perdiamo 15 min. per spiegare agli avventori del rifugio che non siamo gli ultimi concorrenti dell'Ultra Trail ma che stiamo facendo qualcosa di anche peggiore e poi ci infiliamo nella Costa Media una lunga ed esposta cresta che porta prima alla Madonnina e poi al Tibet, foto e giù per il sentiero 108 (personalmente il mio 2° sentiero più antipatico).


Al Rifugio Pertica ci arriviamo nervosi, incazzati con il sentiero 108, la balla di stanchezza cattiva è imminente. Ma di nuovo la sosta fa un mezzo miracolo, i gestori del rifugio fanno l'altro mezzo: come abbiamo detto loro salutandoli, nel vocabolario, alla voce OSPITALITA' dovrebbero metterci i gestori del Pertica, gentilissssssimiiiiiii.


Ormai è notte fonda quando ripartiamo per Bocca Malera, foto e in picchiata alla Vecchia Dogana di Giazza, rifornimento d'acqua ed inizia l'ultima salita del GR. Sono circa 900 mt ripartiti in 2 ripidi strappi, il primo porta alle Molesse, il secondo da Malga Terrazzo all'omonimo Monte... la prima salita la facciamo ad una velocità e continuità assolutamente insperate, ormai da parecchi km non si parla più, si cerca solo di tenere il ritmo e di non mollare, il trasferimento a Malga Terrazzo è un saliscendi nei quali la testa più volte si sgancia e decidiamo quindi per un altro microsonno... la salita al Monte Terrazzo è pura volontà, assaliti dagli insetti attratti dalle frontali decidiamo di spegnere le luci e procedere al buio guidati solo dalla luna... è stupendo, così tanto che senza faticare troppo arriviamo in cima... sembra fatta, è finito il dislivello, non c'è più salita...
Ed invece li comincia il trasferimento verso Cima Marana che è un'autentica sofferenza, dolori ovunque, dormiamo in piedi, riusciamo a confondere i sentieri anche se non ci sono bivi, non si riesce a correre e quindi i km, pur pianeggianti, scorrono ad una lentezza esasperante... Un altro microsonno per lasciar sorgere il sole e via verso Malga Campo Avanti, nemmeno ci fermiamo a fare acqua, dritti a Monte Falcone, Cima Marana e poi giù a Malga Rialto. Ormai i dolori sono una presenza con cui si convive stoicamente da ore e ore... Arrivati alla fontana in fondo alla discesa  ci togliamo calze e scarpe e li l'amara scoperta... i miei piedi sono uno spettacolo orribile, vesciche ovunque, piaghe sotto la pianta e le solite unghie martoriate. Mentre cerco di capire cosa fare si avvicina un gentilissimo indigeno il quale, afferrata la situazione, ferma una macchina di passaggio chiedendo uno strappo per il sottoscritto... incapace di rinfilarmi le scarpe accetto il passaggio e prima di rendermene conto sono a Valdagno dove posso solo aspettare Darietto che coraggiosamente percorre a piedi anche gli ultimi km...
Quasi in sordina, quasi senza accorgermene il GR è terminato, poco mi importa del taglio degli ultimi km... per me il Raid era finito in cima a Monte Terrazzo, tutto il resto era un contorno necessario ma irrilevante... Le considerazioni finali le teniamo per gli organizzatori che decideranno se proporre questa prova al pubblico il prossimo anno, per quanto mi riguarda la soddisfazione è semplicemente enorme... irrazionalmente non ho mai dubitato che in qualche modo, a qualche ora, di qualche giorno saremmo arrivati a Valdagno, esserci riusciti, insieme è motivo di grande orgoglio: ora il fisico presenterà il conto, e sarà salato, amen... ne è valsa la  pena...


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martedì 11 giugno 2013

lunedì 22 aprile 2013

Campionati Italiani Middle 2013 - Boschi di Carrega

Fottuti alieni...... non si riesce altrimenti a spiegare quanto successo sia durante la qualificazione di sabato che durante la finale di domenica... un rapimento alieno sembra essere stato la causa di quanto successo sabato mattina: dopo una sciagurata scelta di percorso per la 7°, 8° e 9° senza problemi, la 10° è un incubo... forse troppo facile con quelle strade a fare da linea di arresto, in realtà ho vagato sulla strada senza aver idea alcuna sulla posizione in cui mi trovavo. Vergogna e dignità mi hanno impedito di chiedere la posizione ad altri concorrenti. Il resto della gara è stata un'infastidita necessità di arrivare al traguardo con tutte le punzonature nel bricchetto.

A sangue freddo credo che la causa scatenante sia la condizione mentale, che poi è la stessa di domenica scorsa a Transacqua: se in Primiero la poca concentrazione ed il distacco con cui avevo corso non avevano prodotto grossi danni, a Carrega, invece, i disastri sono stati totali.
Domenica parto forte, alternando buoni intermedi a sbandate paurose ma nel complesso reggo finchè la botta presa sabato comincia a far male bloccandomi una chiappa. Ma non basta a fermarmi, cosa che riesce, invece, ai soliti alieni burloni che, non contenti dell'umiliazione del giorno precedente, ritornano a farmi visita causandomi l'ennesimo blackout che si tramuta in 2' persi vagando mestamente nei prati quando la gara era ormai finita...
Per questa serie di sfortunati eventi non credo che un giudizio complessivo sul weekend di gare possa essere del tutto oggettivo. Quindi, dico solo che soggettivamente carte e percorsi e altre cose in generale non mi sono piaciuti molto.

mercoledì 17 aprile 2013

1° Coppa Italia Long e Campionato Veneto Sprint - Primiero


Una prima prova di Coppa Italia che, nel mio caso, si caratterizza per una gara poco concentrata con quasi tutte scelte istintive e poco ragionate. Ho segnato in rosa le scelte che farei ora, a tavolino...
Pochi errori in zona punto, forse solo il 2° nel quale scambio il capanno della legna più alto per quello basso e procedo invece di fermarmi. Gara totalmente in solitaria se si esclude il 2° punto trovato con Enrico Gottardo. Il tracciato l'ho trovato così e così ma nel complesso mi sono divertito.



foto Aaron Gaio


lunedì 18 marzo 2013

Habemus Ultrabericum


Partendo dal principio. Ho deciso di correre l'Ultrabericus il giorno della Trans d'Havet, ho preso il volantino e l'ho appeso sopra lo specchio di camera mia. Da quel giorno è entrato nei miei obiettivi del 2013. Il primo allenamento serio in preparazione dell'UBT è stata la maratona di Orgiano, 42 terribili km con più di 1000mt di dislivello, corsi con abbigliamento inadeguato, alternando sentieri fangosi/innevati a molto asfalto, il tutto con una temperatura rigida.. direi che li è finita la mia preparazione. Inutile citare la catena di fastidi e menate varie, cito solo il dato finale che vede, tra il 1 dicembre 2012 e il 15 marzo 2013, un totale di 398km fatti (mettendo dentro giri in bici, ciaspolate, passeggiate in montagna). Le basi atletiche per affrontare i 65km e i 2500mt di dislivello non c'erano, la testa era tranquilla, dubitava delle gambe ma era serena.

Alla partenza la festa è grande, noi siamo in tanti (Dario, Biga, Marta, Jacopo, Ire, Furia, Biz, Gianni, Albertino, Pedro) e tantissimi sono quelli intorno a noi e quelli che ci sostengono come Tone e Lepre.
Lo start con il sottofondo di Beethoven è emozionante ma riesco comunque a controllare le gambe, la strategia è chiara: devo camminare tutte le salite e correre nel resto della gara, solo così ho qualche chance di arrivare a Vicenza. La prima salita è quella di Monte Berico, un dramma dover salutare già gli amici (a parte i due Dari, tutti gli altri corrono mezza frazione e giustamente hanno un altro ritmo) e farsi passare da decine e decine di persone, ma riesco a non pensarci e godermi la gara.
Inutile citare tutti gli episodi, gli incontri, le sensazioni, sarebbe troppo lungo e noioso. Dico solo che la stanchezza comincia a farsi sentire dopo la salita del secondo ristoro, siamo a circa 28 km di gara, nemmeno metà... un po' presto per andare in crisi.
Comincio a sfruttare le illusioni ottiche inventandomi fantomatiche pendenze dello 0,01% che mi "costringono" a camminare. All'arrivo al giro di boa di San Donato mi impongo una lunga sosta con sostanzioso apporto di cibo e liquidi. In realtà sono arrivato anche prima delle 5h pronosticate, forse avrei dovuto andare ancora più piano  :-)

 
La seconda parte di gara è un'odissea... è più corta, con meno dislivello ma è più tecnica. Bisogna controllare sempre le gambe e la testa non può mollare un attimo. Solo dopo il 4° ristoro si riesce a rilassarsi un po' di più, almeno finchè non si arriva alla discesa delle Fungaie, di nuovo allerta e attenzione alle caviglie. Arrivati a Fimon comincia la prima e unica crisi della giornata, è una crisi di testa più che di gambe: il trasferimento in piano che porta dal lago a Torri di Arcugnano è di una noia mortale, soprattutto se lo si fa corricchiando "sur place", non si procede e comincio ad innervosirmi!
Per reazione al ristoro di Torri riempio le borracce e riparto subito. Tutto il tratto che segue mi è sconosciuto ma è annunciato ipoteticamente rognoso con almeno una salita ed una discesa da fare con molta attenzione. Ormai è buio, si accendo le frontali, i compagni di corsa circa sono sempre gli stessi, tra un allungo, un recupero, qualche consiglio ci si sostiene. In cima all'ultima salita è buio fitto, ogni tanto mi diverto a spegnere la lampada, in questo momento sono da solo e mi godo il buio, il silenzio e la solitudine del bosco... almeno finchè non passiamo sopra l'autostrada. Finita la discesa e lo sterrato siamo subito alla Villa Rotonda, ormai è una gioia, di nuovo gente lungo la strada che applaude, incoraggia. Sono gli ultimi 2km ma so già che saranno i più duri, mi concedo ancora di camminare fino alle scalette di Monte Berico e poi una planata in centro a Vicenza. Dentro di me esulto, è fatta. Sul ponte di San Michele Genio e Tanà mi aspettano, con la cagnetta al guinzaglio taglio il traguardo usando le ultime energie. E' finita! Ad aspettarmi tutti gli amici, compagni e la Manu cui ho imposto 10h di attesa e sofferenza, ma pare che lei sia felice tanto quanto me.


Ora è il momento di staccare il volantino dell'UBT e di sostituirlo...


L'ultimo pensiero all'organizzazione: per me è la prima ultratrail, al massimo ero arrivato ai 40km del Trail della Trans d'Havet. Direi che è stato tutto fantastico, il tracciato, il balisaggio, il personale a tutti gli incroci, l'attrezzatura dei passaggi pericolosi, i ristori, la musica lungo il percorso... grazie ad Enrico Pollini e a tutto lo staff. Grazie.

sabato 2 marzo 2013

Andalucia O Meeting 2013


Anche quest'anno l'Er Team partecipa all'AOM dei nostri amici Tom, Pedro y Paco. Rispetto a due anni fa manca la nazionale norvegese ma c'è quella finlandese con Minna in splendida forma e un Thierry che a detta degli esperti appare già in condizione mondiale.
Per noi due gare da organizzatori e due per gareggiare. Al venerdì allestiamo una spettacolare KO sprint nel velocissimo bosco di Majales Del Sol. Dopo una qualifica che seleziona i migliori 16 atleti ME e WE iniziano le fasi ad eliminazione. I tracciati di Cris riescono a mettere in difficoltà persino Thierry che in semifinale infila il secodo loop in senso contrario. Ma niente paura, siccome, come dice la definizione, L'ORIENTEERING E' UNO SPORT CHE SI PRATICA CON CARTA E BUSSOLA E NEL QUALE VINCE THIERRY GUEORGIOU, anche questa volta il nostro campione la spunt su Fabian Hertner seppure di pochi gsecondi e grazie alla scelta decisiva per l'ultimo punto.

Sabato è tutta unaltra storia, una long distance (inizialmente prevista come WRE) sulla nuova carta di Bolonia. Dato che non faccio allenamenti lunghi da dicembre decido di iscrivermi in ME, che sarà mai... se ce la fa Thierry... CARTA DI GARA AOM2013 - Long distance ME

Parto tranquillo e sereno, non ho assilli da classifica se non evitare di far aspettare troppo i miei compagni, il mio expected time intorno alle 3h. Già al 3° punto mi distraggo, scendo troppo e devo recuperare in salita in un verde ostico che caratterizzerà tutta la gara. Al 5° commetto il terribile errore di provare a seguire un nazionale finlandese che sembra volare nel verde, ovviamente lui si dilegua, io e un altro desperado spagnolo restiamo fregati, lui più di me perchè si allontana in direzione sbagliata, io quasi giusta. La gara prosegue poi tranquilla fino all'atroce doppietta commessa ai punti 17° e 18°. Non contento di mancare la 17° al punto successivo commetto l'errore che, a mia memoria, mi costa il più alto numero di minuti persi a ravanare in bosco... 22' per trovare un punto che senza forza potevo fare in 6' o 7'.

Un altro errore alla 22° comincia a farmi vacillare psicologicamente e i punti successivi sono una sfilza di imprecisioni piuttosto gratuite. Al traguardo l'orologio dice 187' ma non sono per niente stanco, le decine di minuti persi a ravanare in bosco mi hanno permesso di recuperare energie.
Per la cronca Tero vince con il siderale tempo di 72' che abbassa di quasi 20' la stima del tracciatore.
Per chi ha corso in quel bosco risulta difficile immaginarsi il francese "volare" in quei verdi considerando soprattutto la sua statura... chapeau!!!

Domenica è tutta un'altra storia. Bosco veloce e pulito a nord di Barbate, solo a tratti la vegetazione blocca la visibilità. In partenza si parla di una gara muy fina in realtà questa MIDDLE WRE non è stratecnica, ciò nonostante riesco a sbagliare subito il 1° e a collezionare almeno un altro paio di seri svarioni. Nel complesso riscatto l'ultimo posto di sabato (ci tengo a sottolineare ultimo tra i classificati visto che ci sono stati molti ritiri tra cui quello di Olav Lundanes) e porto a casa una gara dignitosa con qualche split non proprio imbarazzante.                                           CARTA DI GARA AOM 2013 - Middle distance WRE ME

Lunedì invece è il turno della One Man Relay a El Jarrillo, spettacolari i lanci che vedono partire complessivamente 400 concorrenti impegnati in un doppio loop forcato. Come nei giorni precedenti le classifiche sono un monologo assoluto per Thierry e Minna.



Nei panni di organizzatori io e Cris ci siamo anche impegnati nel ruolo di speaker, compito per il quale, ad unanime parere, condiviso anche dai sottoscritti, non siamo proprio portati  :-D




lunedì 28 gennaio 2013

Cima di Lobbia


Prima uscita del 2013, pista ben battuta fino alla malga della Lobbia, poi camminato sprofondando nella neve fino al sentiero che dal laghetto di Malga Porto sale alla cima. Il sentiero è battuto e si riesce a corricchiare anche sulle rampe. In discesa si sprofonda per il maggior carico sugli appoggi ma si procede comunque molto velocemente. Considerando la condizione direi bene ganbe e fiato.
Nessun dolore particolare a parte i piedi congelati.