martedì 5 agosto 2014

FI.GA Raid


A poco più di 24h dalla chiusura del FI.GA il pensiero dominante è quello che mi viene veramente poca voglia di iscrivermi ad una gara di trail, ultratrail o simili...
E il motivo è semplice: quando hai quel minimo di esperienza di trekking, la capacità di leggere una carta, un amico che si inventa giri svalvolati, un altro amico che ti prepara il tracciato... what else?!?
In sostanza questo è stato il FI.GA: nato da un'intuizione di Dario che voleva ricollegare i Berici all'esule Claudio e quindi al Lago di Garda, questo stupendo trail ha attraversato 3 province per un totale 126km con 6335mt di dislivello.



Il momento in cui ti tremano le gambe è stato all'una di notte, scendendo le scale di casa di Dario per montare in macchina e raggiungere il punto di partenza, penso: "Cazzo, ma lo sto facendo davvero?? stiamo partendo a piedi per andare sul lago di Garda... è notte e ha appena finito di tempestare... è lontanissimo..."

Il primo km ci porta da Pianezze al Lago di Fimon dove preleviamo l'acqua del lago, ci pisciamo dentro, facciamo partire il GPS e partiamo. La cronaca è troppo lunga e quindi citeremo solo dei passaggi significativi, di certo è stato un viaggio, una piccola avventura nella quale abbiamo dovuto scegliere i sentieri leggendo spesso carte vecchie di 50 anni (ed erano le più aggiornate in circolazione), abbiamo fatto pochi incontri ma tutti degni di nota come quello con una mattutina avventrice (esiste la parola?) del bar di Castelgomberto che alle 6 di mattina intratteneva la nostra colazione con canzoni e proposte di matrimonio per le sue figlie nubili o divorziate.

Ripartendo dai Berici: la prima parte scorre veloce, bisogna scavallare i Berici, attraversare la pianura tra Altavilla e San Daniele, attenzione alle zelanti pattuglie dei carabinieri.
Fino a Castelgomberto non ci sono particolari problemi, solo una grandissima umidità post temporale che allaga strade e sentieri: vacillo solo un istante quando prima di scendere a Castelgomberto vediamo in lontananza Campogrosso... lontananza è un eufemismo perchè è veramente distantissimo...



Per fortuna la giornata stupenda ci supporta, attraversiamo strade e sentieri poco frequentati ma perfettamente percorribili e tra chiacchiere e molte fontane scendiamo al Passo di Priabona, risaliamo a Faedo dove comincia la lunghissima dorsale che ci porterà a Campogrosso. In un tripudio di Roccoli ed ortensie raggiungiamo Rovegliana dove però perdiamo del tempo in quanto prima di Passo Xon il sentiero è franato e la nostra personale variante non è esattamente agevole.
Raggiunto il Passo inizia la salita finale con 800 mt di dislivello che, arrivando dopo 14h di viaggio ma soprattutto dopo 36h senza sonno, non saranno una passeggiata Ad ogni modo si stringono i denti, si spinge sui bastoncini e arriviamo anche a Campogrosso.


La sera si pernotta quindi in rifugio, dobbiamo ringraziare Davide per averci fornito tutto, dal sacco lenzuolo, agli asciugamani, dal sapone al disinfettante e le bende etc etc...


Dopo una notte ristoratrice (non per tutti i nostri compagni di camerata) ripartiamo alla volta del Carega, Bocchetta Fondi fatta di primo mattino non mette neanche tanta paura. Un riconoscente saluto ai gestori del Rif. Pertica che lo scorso anno ci avevano accolti a braccia aperte durante l'edizione 0 del Grand Raid d'Havet e poi giù per l'infinita Valle dei Ronchi fino ad Ala. Attraversato l'Adige comincia l'ultima parte del FI.GA, bisogna raggiungere Torbole, in mezzo però ci sono 30km e più di 2000 mt di dislivello.

Qui capisco che avevo decisamente preparato poco questo giro sotto l'aspetto tecnico. Il comprensorio del Baldo è un mondo: saliamo lentamente su sentieri che sembrano scalare un picco solitario e invece sbuchiamo in un paese con autobus e supermercato; tra Saccone e Prada realizziamo che stiamo andando lunghi con i tempi, le carte sono poco dettagliate e serpeggia una certa stanchezza: per fortuna Manuela e Claudio risollevano la situazione fornendoci un piano B per il rientro, possiamo quindi concentrarci sulla seconda parte della salita che con altri 13000 mt ci porterà sulla Cima del Monte Altissimo di Nago e al Rifugio.


Riusciamo a scavallare in tempo per il tramonto tra le brume del Garda, da una parte grande emozione e soddisfazione, dall'altra il pensiero ai 2000 mt di discesa che ci attendono. Per fortuna le gambe stanno ancora bene, i panorami sono spettacolari, c'è ancora luce. Non possiamo distrarci dalla lettura delle mappe perchè la segnaletica dei sentieri in qualche punto è poco chiara. Inizia a calare anche la sera, aumenta la pendenza e si rallenta il passo. La discesa finale al Lago è surreale, un sentiero molto tecnico illuminato dai fuochi d'artificio organizzati dal comitato d'accoglienza di Torbole. Quando è destino che tutto finisca bene succede anche che noi sbagliamo strada, Claudio venendoci in contro sbaglia strada e da due errori ci si incontra e arriviamo a braccetto sulle amate sponde dove possiamo finalmente mescolare le acque dei due laghi gemellati (il fatto che questo si successo lo stesso giorno non vuol dire niente).







Restano solo da ringraziare Claudio e Manu, sia per la logistica che per la copertura mediatica del raid, non possiamo non consigliare a quanti interessati e preparati questa bellissima avventura, appuntamento il 26 settembre. FiGaTa > Spirito Trail



PS per la serie dilettanti allo sbaraglio, mi segnalano due menzioni particolari:
1. all'intrepido giovane che saliva il Boale dei Fondi con le scarpe da antinfortunistica
2. al trio di tedeschi che sabato sera scendeva dal Monte Altissimo, sotto un vento intenso, attrezzati con bermuda e infradito, avvolti in una coperta per proteggersi dal freddo! Chapeau!

domenica 16 marzo 2014

Ultrabericus IV e il fattore D

Iniziando questo post mi sono connesso al blog e ho visto che l'ultimo intervento risaliva ad agosto, al Grand Raid d'Havet... da allora nessun trail... ho realizzato solo ora che gli unici trail che ho corso finora sono quelli organizzati da Pollo e dall'Ultrabericus Team... Vista com'è andata la gara di ieri mi piaceva l'idea di iniziare con questa foto che risale a fine luglio...

Dunque, Ultrabericus IV, seconda partecipazione per me dopo le poco meno di 10 ore dello scorso anno. Quest'anno arrivo con la stessa identica quantità di allenamenti e con un mese di stop per infortunio tra dicembre e gennaio, di certo ho dalla mia l'esperienza della precedente edizione e poi il fattore D (quello che nella foto sopra sta al centro).

Quest'anno il gruppo degli orientisti Erebus è sensibilmente diminuito, o cala la forma o cresce il giudizio, solo io e Dario per l'integrale, Furia farà la staffetta, Biz e Alberto gli apripista, Genio la scopa. Con noi però ci sono nuovi e vecchi amici con cui ci siamo allenati per varie settimane nel buio e nel fango dei sentieri berici, Betta, Francesco, Davide...
Il pregara è più rilassato ma l'Inno alla Gioia che annuncia l'inizio della gara è sempre emozionante. Partiamo un po' troppo indietro e fino a Torri di Arcugnano rimaniamo piuttosto imbrigliati nel traffico dei single track... poco male, la strada è ancora tanta... Nella prima parte devo rintuzzare gli inviti di Dario a lasciarlo indietro, sono ben consapevole che tra qualche ora le parti si invertiranno nettamente. Sfilano i ristori e la gara è piacevole, meteo perfetto, ritmo continuo senza allunghi ma neanche cedimenti. Sul sentiero che ci porta sopra Villaga, troviamo la Betta (sticazzi, quanto forte è partita per averci lasciati indietro per 30km?!?). Il terzetto sale allegramente a San Donato dove una lunga sosta ritempra un po' il fisico già seriamente provato.

Ripartiamo ancora insieme, Davide e Francesco sono avanti di varie decine di minuti, sono partiti forte, speriamo non saltino!!
Dopo una breve sosta nella pittoresca valle di Calto comincia la lunga salita a San Gottardo, camminando ma ancora agili, appena si può si riprende la una corsetta leggera.
Psicologicamente mi ero autoimposto di non considerare San Gottardo il punto di non ritorno ma vensì la valle dei Vicari: invece, complice la stanchezza, i km successivi cominciano ad essere veramente duri e qui comincia a rivelarsi l'importanza del fattore D. Se fino a quel punto avevamo proceduto appaiati, adesso mi incollo al gancio, Dario fa l'andatura e io lo seguo pedissequamente, ovviamente lui non forza il ritmo; arriviamo a Perarolo dove ci aspettano Ire e Apo, ci accompagnano e questo permette di svagarci un po' ma le gambe cominciano seriamente a dolere e le prime avvisaglie di crampi preoccupano. La discesa nella Valle dei Vicari è micidiale, le poche centinaia di metri che portano al ristoro un'agonia. Ci congediamo dai nostri "angeli scorta" e iniziamo la prima delle tre salitine che ci separano da Vicenza: quella della Breganziola è ripida ma, purtroppo, breve, subito si ricomincia a scendere e i dolori tornano violenti. Gambe rigide, quadricipiti inchiodati, polpacci che pulsano violentemente. L'attacco della salita del canile è il tratto più difficile, siamo in piano ma mollo, cammino anche se siamo in piano... A quel punto il fattore D trova le parole giuste, senza mezzi termini:"Non esiste che si arrivi a Vicenza in più di 9 ore, non è contemplato l'uso della frontale!" Cazzo, sono le 18.10 e mancano 7km al traguardo, dei rapidi calcoli e capisco che siamo a pelo... Però non posso deludere Dario dopo che mi ha scortato per tutti questi km. La penultima delle due salite è pura volontà, in discesa allunghiamo ma ho il terrore di cadere, se mi incarto è finita. La salita finale è una truffa... hanno alzato Monte Berico, hanno aggiunto tornanti che nessuno si ricordava, non si sa bene come ma si arriva in cima.



Ora inizia la planata finale, la discesa è in apnea, ho staccato il cervello, le gambe girano da sole, i lumini da cimitero sono in tema, all'attacco delle scalette mi viene un colpo, vedo la Basilica (Vicenza è bellissima)... ma quanto è distante la fottuta Basilica, razionalmente so che non può essere più di 1 km ma sembra una distanza siderale... Sempre con Dario davanti facciamo le ultime centinaia di metri per arrivare al Ponte di San Michele, ci aspetta il suo babbo festante, e finalmente si scioglie l'emozione, è fatta, è finita e il cronometro dice che mancano 9' allo scoccare delle 9 ore di gara... L'arrivo è pura gioia con gli amici festanti!
Quella di ieri non è certo la gara più lunga che abbia corso, senz'altro è stata quella che mi ha messo maggiormente in difficoltà ma anche quella che mi ha dato le più grandi emozioni e soddisfazioni.